È la notte tra il 26 e il 27 gennaio 2013 quando ha inizio l’incubo raccontato dalla serie tv Netflix La notte che non passerà. Siamo alla discoteca Kiss a Santa Maria, in Brasile, e si sta esibendo la band Gurizada Fandangueira. Ci sono più di mille e cinquecento persone assemblate nel locale, ci si diverte, ci ascolta musica, si beve e si balla. Lo spettacolo procede a ritmo di canzoni ed effetti pirotecnici. E sono proprio questi ultimi a generare ciò che fino a qualche minuto prima è impensabile: un incendio dalle vaste proporzioni. I fuochi usati dalla band raggiungono il soffitto. Le fiamme si propagano rapidamente a causa del materiale infiammabile usato come insonorizzante, producendo un fumo nero e tossico. A determinare l’origine dell’incendio è il racconto dei sopravvissuti, sebbene in un primo momento il cantante Marcelo Santos si appresta a fornire una versione differente dei fatti. Come se non bastasse, l’uscita di sicurezza è assente. Si entra e si esce tutti dalla stessa porta e la calca è troppa per mettersi in salvo. Non funzionano nemmeno tutti gli estintori presenti nel locale. Sono in troppi all’interno del Kiss. Il club è chiaramente sovraffollato. Stando alle autorizzazioni concesse, non avrebbe potuto ospitare più di 750 persone, eppure per il concerto gli organizzatori avevano stampato più di 850 inviti. Ma per i vigili del fuoco all’interno al momento dell’incendio ci sono circa 1500 persone: giovani, amici, figli, fratelli, fidanzati.. senza contare il personale. Stabilire un numero preciso è impossibile ancora oggi.